Infezioni delle vie urinarie

Una infezione delle vie urinarie è una infezione che colpisce una parte dell’apparato urinario.

Quando l’infezione è a carico delle basse vie urinarie, è anche conosciuta con il nome di cistite semplice (ovvero infezione della vescica), mentre nel caso colpisca le vie urinarie superiori è anche conosciuta con il nome di pielonefrite (ovvero un’infezione del parenchima, dei calici e della pelvi renale). I sintomi di una infezione a carico delle vie urinarie inferiori riguardano la minzione che si presenta dolorosa, frequente e ripetuta (pollachiuria) e urgente, ovvero l’impossibilità di procrastinarla. I sintomi della pielonefrite includono invece la febbre e dolore addominale al fianco, oltre ai sintomi di infezione delle basse vie urinarie. Nell’anziano e nei soggetti molto giovani i sintomi possono essere vaghi o non specifici. L’agente che più spesso è in causa in entrambi i tipi di infezione è Escherichia coli, anche se, con minore frequenza, possono essere chiamati in causa altri batteri, virus o funghi.

L’infezione delle vie urinarie si verifica più comunemente nelle donne rispetto agli uomini. Le recidive sono estremamente comuni. I fattori di rischio sono molto vari e includono le caratteristiche anatomiche delle femmine (la cui uretra è decisamente più corta rispetto a quella maschile), i trascorsi sessuali e una storia di familiarità. Le infezioni del tratto urinario sono trattate facilmente con un breve ciclo di antibiotici, talvolta semplicemente con chinoloni di prima generazione, quali per esempio l’acido nalidixico. Si deve tuttavia tenere presente che la resistenza agli antibiotici, utilizzati per trattare questo tipo di problemi, è in rapido aumento e che pertanto si potrebbe dover ricorrere a farmaci più potenti e gravati da una minore resistenza.

Nelle donne le infezioni delle vie urinarie sono il tipo più comune di infezioni batteriche: ogni anno circa il 10% delle donne sviluppa un’infezione delle vie urinarie. Le recidive sono così frequenti da rappresentare quasi la regola: quasi la metà dei soggetti svilupperà una seconda infezione nell’arco di un anno. Le infezioni del tratto urinario si verificano con una frequenza che è quattro volte più elevata nelle femmine rispetto ai maschi.

L’Escherichia coli è la causa di circa l’80-85% delle infezioni del tratto urinario. Un ulteriore 5-10% è causato da Staphylococcus saprophyticus. In rari casi l’infezione può essere sostenuta da virus oppure funghi,come per esempio la Candida, in particolare in soggetti immunodepressi o ricoverati in unità di cure intensive. Altri batteri possono essere in causa in un’infezione del tratto urinario. Fra questi: Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, e Enterobacter. Nelle giovani donne sessualmente attive, l’attività sessuale risulta essere la causa del 75-90% delle infezioni della vescica, con un rischio di infezione correlato alla frequenza dei rapporti sessuali.

Le donne sono molto più inclini a sviluppare un’infezione del tratto urinario rispetto agli uomini, perché nelle femmine l’uretra è molto più breve e posta più vicina all’ano. Va inoltre ricordato che la diminuzione dei livelli ematici di estrogeni, che nelle donne si verifica con la menopausa, comporta un aumentato rischio di infezioni del tratto urinario a causa della perdita del valore protettivo della normale flora batterica vaginale. Gli antibiotici sono il perno del trattamento.

Le infezioni non complicate possono essere diagnosticate e trattate sulla base della sola sintomatologia. Gli antibiotici somministrabili per via orale, come il trimetoprim/sulfametossazolo (TMP/SMX), le cefalosporine, la nitrofurantoina, oppure un fluorochinolone sostanzialmente riducono il tempo di recupero e hanno un’efficacia equivalente. Un trattamento di tre giorni con trimetoprim, TMP/SMX, oppure un fluorochinolone di solito è sufficiente. La nitrofurantoina può richiedere un periodo di trattamento di 5-7 giorni.

Un modo alternativo per prevenire e limitare le infezioni ricorrenti del tratto urinario nelle donne consiste nel reintegro naturale della flora batterica vaginale. I probiotici sono stati utilizzati allo scopo di ripristinare l’ambiente naturale dei batteri saprofiti vaginali e rendere così più improbabile un’infezione sostenuta da batteri patogeni.

In particolare Lactobacillus acidophilus sembra determinare benefiche reazioni antagoniste e cooperative che interferiscono con l’attività di numerosi agenti patogeni, sia tramite un’azione di esclusione competitiva, sia tramite la produzione di sostanze inibenti, tra cui le batteriocine. Alcuni studi indicano che una terapia settimanale con lactobacilli per via intravaginale è in grado di ridurre le recidive di infezioni non complicate delle basse vie urinarie nelle donne.

Se l’urinocultura rivela la presenza di un’infezione batterica, il problema spesso richiede l’assunzione di antibiotici specifici. Tuttavia, l’uso di particolari precauzioni naturali può consentire di prevenire l’insorgenza dei disturbi o la comparsa di ricadute, ossia seguendo semplici norme igieniche e comportamentali, una dieta adeguata e ricorrendo ai benefici dei principi attivi vegetali. I rimedi fitoterapici, col parere favorevole del medico, possono essere sostituiti alla terapia antibiotica per ridurre i sintomi senza sovraccaricare fegato e reni.

Uva ursina

Le sue foglie contengono arbutina che, nelle urine, genera idrochinone, dotato di azione antisettica elettiva sulle vie urinarie, e flavonoidi, con effetto diuretico; l’azione dei principi attivi è favorita dalle urine alcaline per cui, se queste non lo fossero, si dovrà renderle tali con la somministrazione di bicarbonato di sodio o di altri alcalinizzanti urinari. Indicata per le cistiti, (pielo) nefriti, uretriti, prostatiti.

Mirtillo americano o Cranberry

Le sue bacche contengono l’acido ippurico, dotato di attività antimicrobica e capace di acidificare le urine, creando un ambiente ostile alla crescita batterica. Sono presenti, inoltre, alcuni tannini condensati (proantocianidine) in grado di inibire l’adesione di importanti uropatogeni (come l’Escherichia coli) alla superficie della mucosa urinaria; tale proprietà rende la pianta indicata per prevenire le cistiti e le prostatiti, sia occasionali che recidivanti.

A partire dall’anno 2001 è iniziato un approccio alternativo al problema, con lo sviluppo di un certo numero di vaccini prodotti a partire da batteri inattivati o preparati che fanno uso di componenti strutturali di questi microrganismi patogeni. Un vaccino formato da componenti batterici estratti da 18 ceppi di Escherichia Coli uropatogeni, si è dimostrato in grado di stimolare il sistema immunitario del corpo attraverso diversi meccanismi. Questo vaccino viene commercializzato nella forma farmaceutica di capsule (nome commerciale UroVaxom) e viene somministrato per via orale. Inoltre stimola i linfociti B alla produzione di anticorpi contro Escherichia Coli facilitando l’attività fagocitaria dei macrofagi e delle cellule Natural Killer.

I risultati sembrano supportare il ricorso a queste terapie alternative nelle infezioni ricorrenti in donne giovani e in quelle in post-menopausa. La prevenzione della recidiva delle infezioni del tratto urinario da parte di UroVaxom è raccomandata da linee guida nazionali e internazionali. L’immunoprofilassi dell’infezione urogenitale con il vaccino orale UroVaxom è altamente efficace, è ben tollerata e, pertanto, e’ entrata negli standard delle cure mediche per i pazienti con infezione urogenitale ricorrente ed è un’opzione di trattamento molto valida nella prevenzione delle infezioni ricorrenti del tratto urinario da Escherichia Coli.

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